Nel panorama aziendale e politico di oggi la sostenibilità è sempre più importante. La sostenibilità aziendale è spesso vista come attenzione all’ambiente e al clima, ma la sfera ambientale è solo una delle tre sfere della sostenibilità descritte nell’acronimo ESG.
La certificazione parità di genere, come tutte le certificazioni di sostenibilità, permette alle imprese di dimostrare il proprio impegno sociale, non solo nella catena del valore ma soprattutto nelle proprie attività quotidiane.
In questo articolo spiegheremo cos’è la certificazione parità di genere, come funziona e come le aziende possono ottenerla.
Sei interessato ad altre certificazioni di sostenibilità? Scopri la SRG 88088 e leggi le normative CSRD e CSDDD per le imprese obbligate a rendicontare la sostenibilità.
Cos’è la certificazione parità di genere?
La certificazione parità di genere è stata introdotta dal PNRR, con lo scopo di promuovere la presenza delle donne nel mondo del lavoro, come dipendenti, collaboratrici e leaders nelle imprese.
La certificazione parità di genere è una certificazione facoltativa, così come la SRG 88088 ed è scelta da tutte le imprese che scelgono di manifestare chiaramente il proprio intento di considerare le donne come un tassello fondamentale per la crescita economica.
Ma cosa certifica esattamente questa certificazione? Certifica l’adeguatezza e l’efficacia del sistema di gestione specifico per la parità di genere implementato in azienda.
Come ottenere la certificazione della parità di genere?
La certificazione parità di genere è basata sulle linee guida UNI/PdR 125:2022 e richiede alle imprese di sviluppare e mantenere un sistema di gestione della parità di genere e dimostrare la conformità di specifici indicatori di prestazione (KPI) in queste sei aree:
- Cultura e strategia
- Governance
- Processi Human Resources
- Opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda
- Equità remunerativa per genere
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro
Per ottenere la certificazione è necessario che la misurazione di questi KPI raggiunga un punteggio totale pari o superiore al 60%. Il punteggio totale è una media dei punteggi raccolti per i singoli KPI nelle 6 aree.
Dopo aver implementato il sistema di gestione della parità di genere e valutato il punto di partenza di tutti i KPI necessari per la certificazione, è possibile richiedere un audit da parte di un Organismo di Certificazione Terzo. Una volta accertata l'idoneità dell'impresa, quest'ultima riceverà un certificato valido per tre anni, soggetto a monitoraggio annuale.
E se l’impresa non raggiunge il punteggio previsto? I consulenti specializzati, come i consulenti Polo Innovativo, che hanno accompagnato l’impresa fino alla fine della misurazione dei KPI, potranno sviluppare un piano di azione con interventi mirati per migliorare la cultura dell’impresa e ottenere, dopo lo sviluppo dei progetti, la certificazione.
Chi rilascia la certificazione parità di genere?
La certificazione di parità di genere nella maggior parte dei casi coinvolge due attori: l’Organismo di Certificazione Terzo, che certifica il sistema di gestione, e l’impresa consulente, che accompagna l’impresa in tutto il percorso di certificazione, dallo sviluppo del sistema di gestione, al calcolo del punteggio fino all’audit finale.
Gli Enti Certificatori Terzi più famosi per la certificazione parità di genere sono: Bureau Veritas Italia s.p.a., SGS Italia s.p.a., TUV Italia s.r.l. e Italy Bureau of Certification s.r.l.
Polo Innovativo s.r.l. supporta le imprese come impresa consulente, aiutando a misurare le performance attuali in termine di parità di genere, calcolando il rating su KPI per la certificazione, sviluppando un sistema di gestione della parità di genere nell’impresa.
Normativa Italiana: certificazione parità di genere
La normativa italiana “Codice delle Pari Opportunità”, modificata con la legge 162/2021, stabilisce l’obbligo di garantire la parità di trattamento tra uomini e donne, non solo in materia retributiva ma anche in materia di accesso al lavoro, formazione, promozione, condizioni di lavoro o accesso alla maternità.
L’articolo 46 del “Codice delle Pari Opportunità” obbliga le imprese con più di 50 dipendenti a redigere un rapporto periodico sul personale e sulle condizioni lavorative e di parità di genere.
Certificazione parità di genere: a cosa serve?
La certificazione di parità di genere può portare molti vantaggi alle imprese certificate, sia in termini puramente economici che di reputazione e posizionamento sul mercato.
I vantaggi economici comprendono la nuova misura di esonero contributivo e la possibilità di accedere a opportunità di finanziamento tramite canali bancari che sono riservate ad imprese allineate con i principi di sostenibilità ESG ma non solo.
Un’impresa certificata per la parità di genere può essere più attrattiva sul mercato, sia per i clienti finali che come parte di una supply chain di una grande impresa, che deve rendicontare ed essere responsabile della sua intera catena del valore a causa della normativa CSDDD.
La certificazione parità di genere offre vantaggi che vanno oltre gli aspetti economici: adottare politiche per ridurre il divario di genere promuove l’affiatamento nei team di lavoro, rendendoli più produttivi e partecipativi nelle attività dell’impresa, permette di ridurre il turnover dei dipendenti e migliorare il clima aziendale, aumentando anche l’attrattività sul mercato del lavoro.
Certificazione parità di genere: esonero contributivo
La legge 162/2021, nel “Codice delle Pari Opportunità”, prevede per tutti i datori di lavoro che sono in possesso della certificazione di parità di genere un esonero dal versamento dell’1% dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 50.000 euro annui.
Per ottenere l’esonero contributivo è necessario compilare la documentazione messa a disposizione sul Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo) dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e il Dipartimento per le Pari Opportunità.
Questo esonero è previsto solo per le imprese che hanno ottenuto una certificazione di parità di genere entro il 31 dicembre 2023 e che entro il 30 aprile 2024 hanno fatto richiesta.
L’agevolazione potrebbe essere rinnovata per il 2025, si applicherebbe in questo caso alle certificazioni ottenute entro il 31 dicembre 2024.
Certificazione parità di genere e SDGs
Gli SDGs o Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sono gli obiettivi promossi dall’Agenda 2030 ONU per uno sviluppo sostenibile per persone, pianeta e prosperità.
Ma come si interseca la certificazione parità di genere con gli SDG? L’SDG 5 riguarda la Parità di Genere, nello specifico l’obiettivo è “Raggiungere l’uguaglianza di genere per tutte le donne e le ragazze”.
È un obiettivo molto ampio e soprattutto globale, ma passa anche attraverso piccoli cambiamenti nella vita quotidiana. Ecco perché è importante per le aziende migliorare l’ambiente di lavoro e raggiungere l’uguaglianza di trattamento nel lavoro tra i generi.
Ma a che punto siamo con l’SDG 5 in Italia? L’Italia è sotto la media UE per quanto riguarda i progressi sulla parità di genere. Purtroppo, secondo il Rapporto ASviS 2023, l'Italia si colloca in una posizione poco favorevole: nell'Indice Composito, calcolato su base 100, il Paese ottiene solo 65 punti, registrando un divario di 3,6 punti rispetto alla media UE.
Questo significa che abbiamo ancora molta strada da fare: la certificazione parità di genere è solo uno degli obiettivi da perseguire per la sostenibilità sociale nelle imprese.
Conclusioni
In conclusione, la certificazione di parità di genere per le imprese rappresenta un passo fondamentale verso la costruzione di un ambiente lavorativo più equo e inclusivo.
Non si tratta solo di una questione di giustizia sociale, ma anche di un'opportunità strategica per le aziende, che possono beneficiare di una maggiore diversità di idee, una migliore reputazione e una maggiore attrattiva per i talenti.
Le imprese che investono nella parità di genere dimostrano un impegno concreto verso l'uguaglianza, contribuendo al benessere delle loro risorse umane e rafforzando la propria competitività sul mercato.
Adottare ed ottenere questa certificazione non è solo un riconoscimento di buone pratiche, ma un investimento per il futuro, verso una cultura aziendale più sostenibile e responsabile.